FEFF22 – Ashfall – Kim Byung-seo (2019)

Tra i titoli di punta di questa edizione del Far East Film Festival, nonché film d’apertura, Ashfall si presenta al pubblico sotto le spoglie, purtroppo non “mentite”, di un disaster movie ad alto budget. “Purtroppo” perchè se da una produzione coreana ci si aspetterebbe una dimensione superficiale di genere pronta a schiudere un nucleo discorsivo più profondo, o comunque in grado di rompere gli orizzonti d’attesa dello spettatore, in realtà il film si avvia su binari sicuri, senza mai deragliare verso derive dissacranti o violente.

Sin dalla forsennata fuga d’apertura, tra le macerie di una Seoul che si sgretola, la narrazione inizierà a imbattersi in una serie di scenari e situazioni sì spettacolari ma estremamente derivativi, sia come messa in scena che come sviluppi.

Seppur il film vanti una regia e un montaggio molto validi, in grado di creare una certa tensione all’interno delle singole scene, facendo un passo indietro e osservando il film in una “direzione d’insieme” si viene a creare un difetto di suspense globale: la presa effettiva della storia sullo spettatore risulta contaminata dalla percezione di uno sviluppo narrativo dall’esito saldamente ancorato alla regola e al cliché.

Non s’intende qui certo negare la godibilità del film, che talvolta riesce a mantenere un buon ritmo narrativo e a costruire sequenze molto coinvolgenti, soprattutto lavorando sulle grandi interpretazioni dei due protagonisti, volti ormai impressi nell’immaginario cinematografico orientale; si dovrebbe, tuttavia, denotare una mancanza di originalità, di quello che poteva essere e non è stato. Perciò, mentre si vedranno consolidare tutti quei topoi narrativi tipicamente blockbusteriani e, di conseguenza, una volta rimosso quel tratto tipicamente orientale di disattesa, ció che prenderà forma non sarà altro che uno dei tanti epigoni di un certo cinema all’americana, facile e poco coraggioso.

(Matteo Salvetti)