FEFF22 – Edward – Thop Nazareno (2019)

Seconda opera di Thop Nazareno, dopo il successo di Kiko Boxer, anche Edward è stato riempito di premi al Cinemalaya Indipendent Film Festival (il festival di cinema indipendente filippino).

Opera di appena 83′ minuti che racconta del giovanissimo Edward rimasto bloccato in un ospedale ad assistere il padre malato.
In compagnia del ragazzo ci sono Renato, il fratellastro che da lì a poco lo abbandonerà, e Renz, un altro ragazzo che come Edward è bloccato all’interno dell’ospedale per assistere dei parenti.
I due amici annoiati passano il tempo scommettendo sulla vita o la morte di alcuni pazienti, facendo gare clandestine con le sedie a rotelle e spiando il custode dell’obitorio che di nascosto, in cambio di denaro, fa avere rapporti sessuali con i cadaveri.

Lo sguardo sul reale viene filtrato dagli occhi del ragazzino che non percepisce il malessere maleodorante che gli sta intorno e vede ancora tutto come un gioco.
Persino la morte viene colpita dalla vivacità dei due e viene banalizzata.
Tutto cambierà quando conoscerà Agnes di cui si innamorerà follemente.

Inizierà qui il totale processo di crescita e cambiamento, con Edward che prenderà sempre più coscienza della grave situazione del padre e inizierà a rispettare quella morte compagna di giochi che gli è piombata addosso come una doccia gelata.

Il secondo film di Nazareno subito ci proietta con un lungo piano sequenza all’interno del caos e del degrado della sanità pubblica filippina.
La sua macchina a mano si ferma sui volti scavati e sudati dei pazienti dell’ospedale, segue le corse dei suoi ragazzi tra i corridoi incrostati e riesce a restituire, con la voglia di stare costantemente all’interno dell’azione, quel caldo afoso e quella puzza nauseabonda che permea tutta l’opera.

Questo coming of age sembra essere messo in piedi con un fortissimo senso critico verso tutti i malfunzionamenti della società filippina, come a testimoniare come sia la stessa nazione a banalizzare, come fa Edward, la situazione negli ospedali, rendendosi conto poi, forse troppo tardi, di come la situazione ad un certo punto diventi irrecuperabile.

Un film che nella prima parte con macchina a mano vola leggero e spensierato tra la vita e la morte, e che nella seconda (come il protagonista) prende coscienza di se stesso.
La macchina si ferma più spesso e tutto diventa una morte statica a cui non c’è più rimedio.

Forse troppo bruscamente sul finale si scaglia addosso allo spettatore che riceve la stessa doccia gelata subita da Edward.
Riesce a colpire forte con la sua denuncia e lascia senza speranza alcuna, sperando che nel futuro ci siano giovani nuovi, come il suo protagonista, che ormai cresciuti possano lottare per una società migliore.

(Carmelo Leonardi)