FEFF22 – One Night – Kazuya Shiraishi (2019)

Dopo The Devil’s Path e The Blood of Wolves, il FEFF accoglie nuovamente Shiraishi Kazuya e i suoi drammi familiari costruiti su persone ai margini della società.

Il dramma familiare è un genere che è sempre stato al centro dell’universo del cinema giapponese, ad iniziare dai primissimi grandi maestri come Mikio Naruse, Kenji Mizoguchi e Yasujiro Ozu, di cui la carriera è affastellata di shomingeki (dramma della gente comune), fino ad arrivare a nuovi autori come Hirokazu Kore’eda con cui Shiraishi negli ultimi anni si è diviso i premi al Japan Academy Prize (i premi oscar giapponesi)

Shiraishi è conosciuto dai più per The Devil’s Path, trhiller che è stato un successo di pubblico e critica, che cercava di rispondere a quel cinema di genere sudcoreano che aveva accresciuto la sua popolarità tramite pellicole pregne di violenza solo dieci anni prima.

Il suo nuovo film, One Night, è un dramma familiare, tratto da un’opera teatrale di Kawabara Yuko, che si distanzia enormemente dai normali tratti degli shomingeki di Ozu e si sporca, più volte durante la narrazione, di fosche tinte da thriller puro.
Dentro la sua ultima opera si possono trovare i lasciti di The Devil’s Path e The Blood of Wolves, yakuza movie ricco di scene d’azione uscito nel 2018.

Basta l’inizio a Shiraishi per settare i parametri di tutto il film e tenere lo spettatore incollato allo schermo.
One Night infatti inizia con una donna che sotto una pioggia torrenziale rincasa dai figli, che vediamo pieni di lividi e ferite, per annunciare con una freddezza disarmante l’omicidio appena compiuto del marito.

Yuko Tanaka

Il regista di Hokkaido cerca, tramite diverse angolazioni, di girare intorno alla vicenda, mostrando come il sacrificio della madre (interpretata da una grandissima Yuko Tanaka) si trasformi da libertà sempre più in emarginazione e prigionia.

È composto da una struttura circolare dove tutti gli avvenimenti e le storie si scontrano tra di loro e dove ogni colpa ricade sempre su altri.
Vige la legge del più forte e tutti, come il figlio giornalista Yuji, sono pronti a sacrificare il prossimo per provare ad uscire da quel cerchio infernale che trattiene incatenati i personaggi tra di loro.

Il passato orribile non si riesce mai a dimenticare e come un fantasma si presenta sempre più spesso all’interno delle sequenze di Shiraishi.
All’interno della narrazione, accompagnata da ottime scelte di regia, le storie del passato e del presente si intrecciano tra di loro e si contendono gli spazi dello schermo (come nella scena dell’inseguimento finale).
Ma se la regia e le interpretazioni soddisfano appieno, alcune scelte narrative e alcuni dialoghi sembrano rimarcare troppo le intenzioni del regista, diventando sottolineature non necessarie di una trama che già fin dall’inizio soffre il caos di essere raccolta all’interno di un cerchio che pian piano si stringe sempre più intorno ai protagonisti.

Forzature che vanno un po’ troppo al servizio del regista e personaggi secondari che vengono semplicemente abbozzati, risultando alle volte inutili e fastidiosi quando circolano intorno al racconto.

In conclusione One Night è un buon film che intrattiene e affascina per i toni utilizzati, ma che soffre enormemente la poca libertà dettata dal regista.

(Carmelo Leonardi)