È stata una magnifica edizione quella di quest’anno. Vissuta tra uno spritz al select, una prenotazione dimenticata su Boxol e una cena cinese. Tra persone di cui non ricorderò più il nome e fiumi di parole inutili come quelle che sto scrivendo io in questo momento. Come ogni anno si ricasca all’improvviso a Venezia, in maniche corte e polsi gonfi di punture di zanzara.
Decimati da mille problemi, stanchezza e svogliatezza da quarantena e nuovi interessi che vanno nettamente a sostituire quello folle e altamente inutile del cinema, quest’anno non siamo riusciti in un’adeguata copertura come negli anni passati. E chi segue Negatif da un po’ sa benissimo della nostra letterale scomparsa dopo l’edizione passata della mostra.
Ma si sa, a volte gli amori fuggono a bordo di un battello, fanno giri immensi e poi ritornano. Sempre meno stabili rispetto a prima. Amori che ritornano a piccole dosi, in piccole bolle, com’è quella di Venezia tra terra e acqua. Tra stabilità e instabilità, tra sogno e realtà. Una gita in campagna di totale libertà e fascinazione erotica verso prostituzione intellettuale e onanismo collettivo.
Odio Venezia perché amo Venezia. Perché in dodici giorni è riuscita a farmi per un attimo rivivere quella pelle d’oca che non sentivo da tempo. Quel brivido che solo Pino Daniele mentre un ragazzo scappa via dalla sua città o un Eduardo qualunque che diventa grande, mi riescono a dare.
E quest’anno o è stata abbassata di più la temperatura in Sala Grande e in Sala Darsena o il livello del cinema visto era veramente, veramente alto. Da brividi. Un’edizione dove a trionfare è in assoluto il cinema italiano che tra nomi altisonanti e nomi più piccoli, ha tirato fuori dei grandissimi momenti di cinema. Dalla fine della galleria di Frammartino, all’ultima cena di Di Costanzo. Dalla trap di Sick Luke e Yuri Ancarani al monologo sugli happy few di Azincourt di De Caro. Tante piccole sorprese e tanti capolavori già annunciati che hanno ripristinato la voglia di cinema, la voglia d’amare qualcuno che inspiegabilmente non ti si fila più da tempo.
È amore. Di quello vero, senza Verdena e bambine legate a un palo.
Ci vediamo presto Biennale.
Ecco vincitori finali e paggellone nostro:
Leone d’Oro – L’événement di Audrey Diwan.

Leone d’Argento – Gran Premio della giuria: E’ stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino.

Leone d’Argento migliore regia: Jane Campion per The Power of the Dog.

Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile: Penélope Cruz per Madres Paralelas di Pedro Almodóvar.

Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile: John Arcilla per il film On the Job: The Missing Eight di Erik Matti.

Premio per la migliore sceneggiatura: Maggie Gyllenhaal per The Lost Daughter.

Premio speciale della giuria: Il buco di Michelangelo Frammartino.

Premio Marcello Mastroianni per il migliore attore emergente: Filippo Scotti per E’ stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino.

Orizzonti:
Miglior Film: Piligrimai (Pilgrims) di Laurynas Bareisa
Miglior Regia: Éric Gravel per À plein temps
Premio Speciale della Giuria: El gran movimiento di Kiro Russo
Premio per la miglior interpretazione femminile: Laure Calamy per À plein temps
Premio per la miglior interpretazione maschile: Piseth Chhun per Bodeng Sar (White Building)
Premio per la miglior sceneggiatura: Peter Kerekes per Cenzorka
Premio Spettatori Armani Beauty: Sokea mies, joka ei halunnut nahda Titanicia (Il cieco che non voleva vedere Titanic), di Teemu Nikki
Premio Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima ‘Luigi De Laurentiis’ per la miglior opera prima: Imaculat di Monica Stan e George Chiper-Lillemark
CONCORSO | VOTO |
12 settimane (L’Événement), di Audrey Diwan (Francia) | 7.5 |
America Latina, di Damiano e Fabio D’Innocenzo (Italia, Francia) | 4 |
Un autre monde, di Stéphane Brizé (Francia) | 8 |
Il buco, di Michelangelo Frammartino (Italia, Germania, Francia) | 8.5 |
Il collezionista di carte (The Card Counter), di Paul Schrader (Stati Uniti d’America, Svezia) | 9 |
È stata la mano di Dio, di Paolo Sorrentino (Italia) | 9.5 |
Freaks Out, regia di Gabriele Mainetti (Italia, Belgio) | 6.5 |
Illusioni perdute (Illusions perdues), di Xavier Giannoli (Francia) | 6.5 |
Kapitan Volkogonov bežal, di Natal’ja Merkulova e Aleksej Čupov (Russia, Francia, Estonia) | 6.5 |
The Lost Daughter, di Maggie Gyllenhaal (Israele, Stati Uniti d’America) | 6 |
Madres paralelas, regia di Pedro Almodóvar (Spagna) | 7.5 |
Mona Lisa and the Blood Moon, regia di Ana Lily Amirpour (Stati Uniti d’America) | 7 |
Il potere del cane (The Power of the Dog), di Jane Campion (Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, Canada) | 7.5 |
Qui rido io, di Mario Martone (Italia, Spagna) | 8.5 |
Spencer, di Pablo Larraín (Cile, Germania, Regno Unito) | 8 |
Sundown, di Michel Franco (Messico, Francia, Svezia) | 5 |
Vidblysk, di Valentyn Vasjanovyč (Ucraina) | 8.5 |
FUORI CONCORSO | |
Ariaferma, di Leonardo Di Costanzo (Italia) | 7 |
Dune, di Denis Villeneuve (Stati Uniti d’America) | 5 |
Halloween Kills, di David Gordon Green (Stati Uniti d’America) | 7 |
The Last Duel, di Ridley Scott (Regno Unito, Stati Uniti d’America) | 8.5 |
Old Henry, di Potsy Ponciroli (Stati Uniti d’America) | 4.5 |
La scuola cattolica, di Stefano Mordini (Italia) | 2 |
Ultima notte a Soho (Last Night in Soho), di Edgar Wright (Regno Unito) | 7 |
Django & Django, di Luca Rea (Italia) | 7.5 |
CORTOMETRAGGI | |
Plastic Semiotic, regia di Radu Jude (Romania) | 8 |
PROIEZIONI SPECIALI | |
Le 7 giornate di Bergamo, regia di Simona Ventura (Italia) | 1 |
ORIZZONTI | |
Atlantide, regia di Yuri Ancarani (Italia, Francia) | 8 |
El gran movimiento, regia di Kiro Russo (Bolivia, Francia, Svizzera) | 7 |
Piligrimai, regia di Laurynas Bareiša (Lituania) | 6.5 |
Les Promesses, regia di Thomas Kruithof (Francia) | 6.5 |
ORIZZONTI EXTRA | |
La ragazza ha volato, regia di Wilma Labate (Italia, Slovenia) | 3 |
GIORNATE DEGLI AUTORI | |
Lovely Boy, regia di Francesco Lettieri (Italia) | 6 |
NOTTI VENEZIANE | |
Coriandoli, di Maddalena Stornaiuolo – cortometraggio (Italia) | 3 |
Giulia, di Ciro De Caro (Italia) | 7.5 |