Undine: Un amore per sempre – Intervista al regista Christian Petzold

Si è da poco conclusa la 77esima edizione della Mostra del cinema di Venezia, dove il regista Christian Petzold è stato invitato a far parte della giuria ufficiale del concorso. Il regista tedesco in questi anni ha lavorato moltissimo, la sua ultima opera cinematografia è in uscita il prossimo 24 settembre nelle sale italiane ed è intitolata Undine : un amore per sempre. Questo suo ultimo lavoro è stato presentato alla scorsa edizione del Festival di Berlino tenutosi a febbraio, dove ha raccolto numerosi consensi da parte di pubblico e critica. Durante la permanenza a Venezia siamo riusciti a partecipare ad una roundtable, dove abbiamo posto alcune domande al regista, quello che segue ne è il resoconto.

Come pensi che il pubblico italiano accoglierà il tuo film?

Sono già stato in Italia specialmente quando ero più giovane.
Quando ero uno studente avevo amici a Milano a Sesto San Giovanni.
Ho vissuto lì e la maggior parte dei miei amici hanno studiato filosofia o scienze politiche e tutti loro erano interessati a fiabe tedesche, non so perché ma le amavano.
Questo è un film dedicato anche a loro visto che riguarda qualcosa che ha a che fare con le relazioni tra uomo e donna, ma con il maschio che crea la donna, che cerca una donna innocente, che la prende, la usa, a volte la violenta e poi la butta via.
E questa Undine ha a che fare con le donne che si difendono uccidendo, hanno bisogno di pagare un prezzo alto perché hanno bisogno di vivere di nuovo.
Il mito di Undine parla di una donna che si deve difendere dalla morte ed è una storia raccontata dal punto di vista femminile, che trova una prospettiva decisamente più interessante rispetto a quella maschile.
Perché non mi interessa questa prospettiva commerciale degli uomini che si innamorano della donna, che la sposano, che vogliono figli e che poi dopo la prima notte la buttano via
C’è Undine nella sua identità più complessa che e’ quella che mi interessa di più.

Quest’ Undine è un mito tedesco, ma c’è anche storia, visto che il personaggio principale è una storica e ha a che fare con la storia di Berlino. Credi ci sia un collegamento tra il mito di Undine e la storia di Berlino?

Io sono cresciuto in questa parte della Germania dove c’è il lago di Undine, sono andato a studiare a Berlino dove non ci sono fiabe.
Berlino è una città che non vive della sua stessa storia, ma delle storie delle persone che l’hanno abitata.
Una cosa che mi piace molto di vivere in una città che non ha una propria storia è che in un certo senso deve acquistarla.
Questo è quello che c’è nel film, ovvero un mondo senza fiabe ma che è raccontato da un punto di vista fiabesco.
Un’ altra cosa di cui sono interessato è l’architettura e la produzione, per me infatti, vedere un bel film è come vivere in una bella casa.

Mi piacerebbe chiederti se conosci alcuni miti italiani e se ce n’è qualcuno che ti piacerebbe adattare .


Se dovessi scegliere un mito da rappresentare sceglierei la Metamorfosi di Ovidio che è quello dal quale Undine proviene.
Anche il Decameron di Pasolini è molto importante per me, ma il suo lavoro è stato talmente esemplare che non mi permetterei mai di adattare sul grande schermo tale storia ulteriormente.

Questa è la seconda occasione in cui collabora con l’attrice Paula Beer, con cui ha vinto proprio per Undine l’Orso d’argento per questa grande interpretazione. Come funziona il vostro sodalizio?

Paula Beer è una fantastica attrice che ha vinto proprio qua a Venezia (il premio Marcello Mastroianni nel 2016 per Frantz di Francois Ozon).
Per me Paula è una grande attrice, può essere allo stesso tempo molto giovane e molto anziana.
A volte in una unica sequenza può cambiare.
Per esempio nella scena di apertura è molto dolce e sta piangendo, e un secondo dopo diventa dura e dice : tu devi morire!
Un altra cosa che mi piace di lei e di Franz Rogowski è che non vengono da delle scuole di recitazione.
Lei è una danzatrice e fa tutto da sola, Franz penso fosse un clown, riesce a fare qualsiasi cosa con le mani, quando i miei bambini lo vedono vogliono diventare suoi amici, perché può fare di tutto, ha davvero grandi abilità.
Sono attori che non ho mai avuto prima, che non vengono fuori dalla classica riflessione, dalle classiche prove, quando abbiamo iniziato a provare loro si guardavano intorno toccavano i tavoli, iniziavano a ballare dentro la stanza.
Anche per questo è stata una esperienza fantastica.

Come mai ti è venuta in mente questa storia?

Perché le storie d’amore sono la base del cinema, anche se non c’è amore nel film per me resta sempre una storia d’amore.
Conoscete queste app come Tinder e siti di incontri no? Ecco, ho parlato con Paula Beer di questa cosa e gli ho chiesto: “quando usi queste app e hai un appuntamento con quest’uomo o donna che ti piace, ma poi pensi mai dopo pranzo o cena che forse c’è qualcuno di migliore e quindi inizi un altra ricerca?
Abbiamo parlato di questo, ovvero che sta cambiando un po’ tutto, perché una volta quando vedevi i vecchi film vedevi una ragazza e te ne innamoravi e c’è anche un lavoro di proiezione , devi produrre qualcosa da solo, come quando sei a scuola e c’è una ragazza seduta accanto a te per tre o quattro anni e tu la vedi, l’amore in quel caso cresce, ti innamori.
Ma con Tinder è completamente diverso, è qualcosa che tu hai nella tua mente, quindi non c’è l’effetto sorpresa.
Voglio una ragazza bionda e cerchi una ragazza bionda.
E così io, Paula e Franz abbiamo parlato di questo argomento e abbiamo visto che c’era questa storia di Undine che è l’esatto opposto di Tinder, dove lei dice : vuoi avere un altro appuntamento? Beh io prima del prossimo appuntamento ti avrò già ucciso.
Quindi questo è un anti-tinder.
Mi piaceva questa idea e abbiamo iniziato con la storia.

Ciò che dici sulle storie d’amore, che è l’inizio di ogni genere di film è anche una cosa detta da Orson Welles nel film: Hopper/Welles.


Beh anche quando hai un film come Apocalypse Now dove non ci sono donne. Rimane comunque un film d’amore perchè tutti questi uomini nella situazione di guerra sono oltre l’amore.
All’inizio vedi Martin Sheen e ci sono foto di sua moglie e sua figlia, ma ci sono anche pistole e fucili e lui inizia a a ballare davanti ad uno specchio, quest’uomo ha perso.
Marlon Brando almeno parla dei Vietcong che sono così forti perché sono oltre l ‘amore, hanno perso i sentimenti, non gli servono più.
In questo senso intendo amore.
L’amore non deve essere necessariamente una storia tra un uomo e una donna.

(Ultima domanda, da leggere esclusivamente per chi ha visto il finale!)

*SPOILER*

Cosa volevi trasmettere con questo tragico finale?

Ricordo il produttore che è venuto sul set l’ultimo giorno, perché è vietato per il produttore venire sul set con me, non mi piace!
Gli attori hanno bisogno di concentrazione sennò rischiano di distrarsi.
Cosi lui arriva e dice : “Oh! Quindi è sott’acqua e si sta suicidando, quindi è la fine!”
E io gli risposi: “No, non è la fine!”
E lui: “perché? Il suicidio è un finale fantastico.”
“No! Non e’ fantastico” risposi.
“questa e’ la storia di Undine non dell’uomo”. Dopo avergli spiegato gli ho ripetuto che questo tradimento che commette con quest’uomo che poi si vuole suicidare è l’unica storia d’amore della protagonista.
Quindi lei non vuole perdere il ricordo dell’uomo che le permette di raggiungere il vero amore e per questo dice al ragazzo di tornare indietro.
Perché nella sua mente queste settimane passate insieme, se lui morirà, svaniranno per sempre.
Sacrifica se stessa, per la prima volta nella sua vita, per questo ideale.

(Riccardo Cozzari)

Un ringraziamento speciale a:
Erika Musumeci
Paolo Tropea