Venezia76: Pelikanblut, di Katrin Gebbe

Pelikanblut – Orizzonti

Regia:Katrin Gebbe
Durata:121’
Lingua:tedesco
Paesi:Germania, Bulgaria
Sceneggiatura:Katrin Gebbe
Fotografia:Moritz Schultheiß
Montaggio:Heike Gnida

Katrine Gebbe ci racconta la storia di Wiebke, allevatrice di cavalli e madre di due figlie adottive, Nicolina e Raya quest’ultima affetta da un disturbo reattivo dell’attaccamento in fase di crescita.

Partendo dal dramma familiare, Pelikanblut cerca di impostare un discorso metaforico capace di agguantare i tratti del thriller psicologico e gli sviluppi di un racconto sovrannaturale folkloristico.

Il modello che tenta in qualche modo di ricalcare è però già estremamente consolidato, e per tale motivo non riesce a costruire un discorso che sia unico (o quantomeno singolare). E se in qualche modo il film tenta di oltrepassare il travestimento sintetico che compone da decenni i luoghi comuni dell’horror classico (personaggio posseduto o con forti disturbi psicologici) crolla quando prova a speculare sulle cause dei disturbi comportamentali, finendo per non approfondire abbastanza i personaggi e scadendo fin troppo nel didascalico.

La narrazione risulta mal costruita e indirizzata verso soluzioni fin troppo facili, e non riesce a trovare un proprio equilibrio a causa della confusa commistione di generi (dal thriller psicologico al dramma, giungendo all’horror spirituale).

(Gabriele Plutino)