Venezia77 – Cari Compagni, di Andrei Konchalovsky

Russia/113’/Concorso

Siamo nel 1962, a Novocherkassk, in Unione Sovietica. Sono gli anni culmine della guerra fredda, quando il mondo rischiava di cadere vittima di una guerra nucleare e nell’URSS avveniva il processo di destalinizzazione degli stati. Il film, in questo particolare contesto, si mette in mezzo, raccontando il tragico dramma di uno sciopero finito in carneficina e svelato solo dopo la caduta del regime comunista in Russia e nei suoi paesi satelliti.

Konchalovsky ricalca appieno lo spirito che si respirava in quegli anni, le grandi proteste operaie nelle industrie, masse di uomini e donne che diventano un tutt’uno in nome della militanza comunista, alzando al cielo le effigi di Lenin con falce e martello.

Il modo più azzeccato per mettere in scena lo storico movimento operaio é proprio questo, parlare dei principi che lo hanno fondato, degli scioperi, della rivolta di un popolo, della più semplice rivoluzione su cui si é basata la nascita dello stato sovietico. Con una certa dose di abilitá, il film non scende a compromessi con lo schieramento politico fine a se stesso, problemitizzando con una buona dose di approfondimento i milioni di sovietici che hanno vissuto nel più utopico dei regimi del novecento. Per molti é la fine del sogno stalinista, la generazione che ha incarnato gli ideali della grande guerra patriottica e che canta tradizionali canzoni sovietiche. Una fetta che crede nel romanticismo leninista/marxista, nei prezzi del cibo sempre più bassi e nei salari egualitari. Dall’altra parte i figli nati negli ultimi anni del regime stalinista, disillusi e privi dello spirito da vero comunismo dei loro nonni. Loro vivono sotto Nikita Chruscev, e quindi assorbiti dal processo di smantellamento del culto di Stalin. Due generazioni diverse, ideologicamente opposte, ma prodotti della stessa medaglia.

È qui che sta il colpo di genio, non sbilanciarsi ne da una parte ne dall’altra, e come il suo sobrio bianco e nero, mostrare il malessere di un popolo intero, tracciato e nascosto al resto del mondo dai loro stessi governatori. Da servizi segreti soffocanti e da un sogno, forse, irrealizzabile. 

(Paolo Birreci)