Venezia77 – The Human Voice, di Pedro Almodovar

Fuori Concorso/ 30’/ Spagna

L’ultimo film del programma ufficiale ad essere stato annunciato è un mediometraggio che adatta sul grande schermo l’omonima opera teatrale di Jean Cocteau.

Un film piccolo, di soli 30 minuti, recitato da una Tilda Swinton che sembra attraversare la sua maturità artistica. L’attrice domina il palco del film, interpretando l’unico ruolo disponibile dall’esile trama, e sviscerando con un lungo, interminabile monologo la fine di una relazione con una persona non meglio specificata.

Almodovar non arresta la sua personalissima ricerca dell’intimità nei suoi attori; perchè se con il suo precedente Dolor Y Gloria descriveva l’impossibilità di scindere l’arte dalla vita privata, qui fa muovere sinuosamente la sua musa tra gli spazi di un palcoscenico che appare quasi di fronte al pubblico a cui si rivolge, mentre si spoglia dalle sue paure, dalle sue angosce, dalle sue incertezze, dalla sua voglia di urlare e far uscire fuori tutto quello che non mai potuto affrontare. Si dialoga con un fuori campo fantasma che non si fa svelare, chiama da un numero sconosciuto e parla con un paio di cuffie. Questa presenza ingombrante che non si vede ma si sente, lascia ampio margine all’interpretazione del pubblico.

Può essere un soliloquio, una chiacchierata liberatoria con se stessi, ed effettivamente sia la scenografia della casa che il costume di Tilda, possiedono uno stile che si autocompiace. Se a questo aggiungiamo un riferimento esplicito al film di Paul Thomas Anderson Phantom Thread, e una raffinata composizione delle scene che regala al film un’eleganza visiva eclatante, potremo concludere che la tesi del monologo di Tilda con se stessa abbia delle fondamenta.

The Human Voice è un quadro in movimento per la complessità visiva dalle mille sfaccettature, che il suo pittore/regista dirige assecondando la performance della sua spettacolare attrice.  

(Paolo Birreci)