Venezia76: La mafia non é più quella di una volta, di Franco Maresco

La mafia non é più quella di una volta – In concorso

Regia:Franco Maresco
Durata:107’
Lingua:italiano, dialetto siciliano
Paesi:Italia
Sceneggiatura:Franco Maresco, Claudia Uzzo, Francesco Guttuso, Giuliano La Franca
Fotografia:Tommaso Lusena De Sarmiento
Montaggio:Francesco Guttuso, Edoardo Morabito

Il regista palermitano torna a Venezia a cinque anni di distanza da “Belluscone” con “La mafia non é più quella di nuova volta”; una sorta di pseudo sequel che rinnova la collaborazione con il personaggio di Ciccio Mira, oltre che incontrare una nuova schiera di stravaganti personaggi.

Franco Maresco si é sempre contraddistinto per essere un cantore indiscusso di una sicilianitá sotterrata: spietata e irriverente, malsana e sporca. Una regione brutalmente bistrattata dai piani alti di una nazione per niente attenta alle vicissitudini della zona più a sud del bel paese.

L’attenzione, in questo film, si sposta su Letizia Battaglia, una fotoreporter che opera nei territori malavitosi palermitani. La donna, dopo l’incontro con il regista, si interroga sulle nuove derive della popolazione palermitana nei confronti di Falcone e Borsellino raccontando alla cinepresa la propria disillusione scaturita dalla mancanza di ricordo verso i due uomini. La beffarda voce fuori campo ci mostra una Sicilia che sembra vivere in un’altra dimensione, una popolazione che vuole (forse per pura ignoranza) cancellare le scorie di un recente passato. Maresco ci mostra un affresco disperato e ridicolo, stemperato solo dai quesiti (sempre lucidissimi e dritti al punto, senza accademismi retorici) che il regista sottopone a queste personalità dimenticate dal mondo. 

Per il resto, la veduta di Maresco non presenta particolari differenze rispetto al passato, forse è un racconto leggermente meno grottesco questa volta, maggiormente interessato ad approfondire un aspetto più antropologico. Infatti, se con “Belluscone” il punto focale era soprattutto il rapporto tra il cavaliere e la malavita palermitana; in questo caso, invece, si ragiona più universalmente, tracciando una linea che attraversa l’intera popolazione siciliana. Solo un profondo conoscitore della materia sicula poteva capire l’essenza di questi uomini, ossia la loro omertà, il loro essere sospettosi, la loro chiusura mentale verso situazioni che non conoscono o che non vogliono capire. Maresco, spesso, trova la loro opposizione; proprio perché si tratta di uomini che preferiscono nascondere piuttosto che esplicitare. Ed è da questo presupposto che nascono le deviazioni e i cambi di discorso rispetto alle domande di Maresco. Del resto, sono uomini pronti a falsificare anche un dato reale (le oggettive problematiche malavitose), pur di mantenere intatta la loro natura umana.

L’ultimo film in concorso di questa Venezia76 é una tappa necessaria, per scoprire o (ri)scoprire uno degli autori italiani più controversi del nuovo millennio. 

(Paolo Birreci)