Venezia76: Martin Eden, di Pietro Marcello

Martin Eden – In concorso

Regia:Pietro Marcello
Durata:129’
Lingua:italiano, diversi dialetti italiani, francese
Paesi:Italia, Francia
Sceneggiatura:Maurizio Braucci, Pietro Marcello
Fotografia:Francesco Di Giacomo, Alessandro Abate
Montaggio:Aline Hervé, Fabrizio Federico

Martin Eden crede nell’individualismo, è in lotta contro un mondo disonesto e crudele. Egli è convinto di potersi salvaguardare attraverso l’amore e la scrittura, ma si inabissa nei propri sogni e nelle proprie trasfigurazioni, nell’impossibilità di oltrepassarsi, tralignato in uno stato depressivo che è una brutale disillusione, l’atroce presa di coscienza dell’incapacità di trovare una via d’uscita.

Senza disconoscere il suo stile, Pietro Marcello sistema accanto ad una narrazione allucinata e colma di lirismo i codici del documentario, e tramite un utilizzo elegante del montaggio mette continuamente in discussione i concetti di campo e contro-campo (i pensieri del protagonista non si palesano mai attraverso sogni o tramite l’utilizzo di dissolvenze, ma con improvvise inquadrature ravvicinate che sembrano rompere la quarta parete).

Ed è proprio questo tipo di montaggio, che lega al film le immagini di repertorio, che spezza il ritmo e fa irrompere improvvisamente i personaggi sullo schermo, che si sofferma su lunghi ed intensi primissimi piani, che cerca spessissimo una sorta di stasi, a dare il via al processo di costruzione e de-costruzione dell’artista (fondamentale uno dei controcampi finali, quando Martin vede il suo vecchio se stesso assistiamo praticamente alla manifestazione concettuale di tutta l’opera).

Non è una semplice autobiografia, è un’acuta riflessione sul senso del sapere e tutte le implicazioni che ne derivano (positive e negative), una raffigurazione in grado di preannunciare le degenerazioni e le inquietudini del 900′, la parabola di un eroe negativo, uno scrittore maledetto, che si modella partendo dalla riflessione del regista sul suo stesso cinema (estremamente teorico ed improntato allo studio delle possibilità offerte dall’inserimento dei materiali d’archivio nell’opera filmica).

Con Martin Eden il regista Pietro Marcello fa un punto del suo percorso cinematografico, e ci dice che l’essere diversi è forse l’unico modo di sconfiggere il materialismo e l’egocentrismo che dilagano all’interno della nostra società.

(Gabriele Plutino)