Venezia77 – Sportin’ Life, di Abel Ferrara

Un prolifico Abel Ferrara, autore sempre più anarchico, a soli pochi mesi di distanza dalla presentazione del suo ultimo film di finzione Siberia, ora disponibile in sala in Italia, gira un lavoro schizzato in sede di montaggio per la quantitá di materiale diversificato che mette insieme. Il regista di Pasolini non ha voglia di chiamarlo un documentario, ma piuttosto progetto sull’azione del fare un documentario. 

Tuttavia non gli si può dare torto se proprio un giornalista, nel film, gli chiede cosa ne pensasse del suo spiccato radicalismo, essendo un regista che sta provando a spaziare nell’universo dell’inclassificabile, non lasciandosi piegare dal rispetto delle regole canoniche. 

Sportin’ Life, con buona probabilità, è il primo film post Covid che si dichiara essere tale. La messa a fuoco fotografa gli avvenimenti che vanno dal gennaio 2020 (settimane in cui si é svolta la Berlinale) sino ai mesi attuali, sottolineando con importante distinzione due strade inconciliabili. Da un lato la pandemia mondiale, scegliendo i momenti salienti che vanno dagli ospedali spagnoli al collasso, al negazionismo ottuso di Trump, all’epocale video del Papa in Vaticano, allo scenario apocalittico della Roma nel lockdown girato da Abel in persona tra i viali di via Vittorio Emanuele. 

Dalla sponda opposta viene raffigurato il mondo pre covid dall’epicentro Berlino, frammentando un’intervista dedicata a Siberia dove le teorie da critici vengono messe da parte per fare spazio al rapporto di Ferrara con il suo feticcio attoriale Willem Dafoe, che racconta il suo originale ruolo, secondo lui, da filmmaker aggiunto nei set di Ferrara. E persino il motivo che lo spinge a recitare, quando ancora era possibile il contatto umano senza restrizioni. 

Questa breve pellicola non ha una sua compiutezza, è più un parto della mente del suo cineasta che si fa travolgere dal caos dei suoi pensieri. Tante strabilianti idee intrecciate assieme che attendono una delle tante possibili decifrazioni del pubblico. Ma non se ne sente il bisogno, perché l’obiettivo di Abel non é fare del vittimismo riproponendoci immagini e video abbondantemente abusate dai medium. É semplicemente il vissuto di un uomo che non prova nemmeno a mettere ordine nel disordine di questi mesi, un viaggio introspettivo negli inferi dell’umanitá, purtroppo reali seppur possibilmente vicini al suo Last Day On Earth, al confine con la fine del mondo. 

Quindi é importante riabilitarsi alla semplice bellezza di un concerto in un pub, oppure agli spezzoni dell’archivio cinematografico di Ferrara, poichè la finzione, l’arte, sovrasta la realtá soverchiandola in termini più ottimistici. Sportin’ Life é senza dubbio un film che appartiene al 2020. 

(Paolo Birreci)