RNFF 17: 9 Doigts (F.J. Ossang, 2017)

Vincitore del Pardo alla miglior regia al festival di Locarno nel 2017, « 9 Doigts » è il quinto lungometraggio del regista francese F.J. Ossang, che narra la storia di una squadra di uomini che trasportano via mare un carico di polonio radioattivo verso un’isola popolata da rifiuti, dopo che uno di essi ha ottenuto dei soldi da un uomo morente e si trova quindi inseguito da una banda di criminali.

Nella prima sequenza un uomo corre, scappa da qualcuno: fin dall’inizio siamo dentro alla vicenda, restiamo colpiti e travolti. Anche grazie al meraviglioso bianco e nero, “9 Doigts” cattura dal primo secondo e rimane in testa per giorni e giorni dopo la visione. Ossang ha difatti realizzato un’opera che punta principalmente sul lato visivo e che vive di sensazioni.

“9 Doigts” sembra un film senza tempo, senza collocazione: Ossang dona al lungometraggio un’area straniante, estemporanea, in cui nulla è ben definito e niente è realmente come sembra. Il film affascina enormemente anche per questo, in quanto è un’opera perturbante e difficilmente catalogabile, sebbene di base possa essere considerato come un noir.

Lo sfondo di “9 Doigts” è post-apocalittico, fantascientifico: Ossang non manca infatti di inserire un aspetto ecologista e ambientale, di enorme importanza in questi tempi. L’opera diventa così una sorta di monito, di avvertimento nei confronti di chi guarda, segnalando il tragico andamento della Terra verso l’oblio, a causa dei suoi stessi abitanti.

E il film è anche un apologo morale sul bene e sul male, sul giusto e sullo sbagliato, sebbene i due opposti non siano mai veramente distinti. Il protagonista stesso è un uomo tormentato, sempre in balìa di demoni provenienti dal passato: la morte sembra essere l’unica via di fuga e il viaggio compiuto dai protagonisti è sempre più minaccioso e straniante.

Ossang si ispira all’espressionismo e al Cinema muto per l’utilizzo del montaggio e il taglio di regia, anche se la sua sensibilità è profondamente moderna e all’avanguardia: primi piani, dissolvenze e campi lunghi formano un quadro elegantissimo e visivamente appagante. Un’atmosfera inquieta ed inquietante fa sfondo al tutto, e l’impianto sonoro – estremamente curato e suggestivo – rende l’opera ancora più completa e soddisfacente.

“9 Doigts” non si fonda su una sceneggiatura particolarmente articolata o una narrazione precisa e curata, anzi. Si tratta di un film che vive di espedienti e di sensazioni, un viaggio paranoico all’interno di un mondo irreale ma fortemente simbolico. Ossang non si trattiene ma da sfogo alla sua fantasia e dimostra il suo talento, facendo godere chi guarda e ritagliandosi un piccolo posto nel panorama contemporaneo indipendente europeo. Un film citazionista ma libero, personale e intrigante.